FAMIGLIA QUADRIO

Quadrio è un cognome che troviamo soprattutto in Lombardia (principalmente nelle province di Sondrio, Monza Brianza, Como e Milano),  poco rappresentato nel resto d’Italia. Vista la limitata diffusione e la concentrazione in zone abbastanza circoscritte si può ipotizzare che abbia un’unica origine.

Da Como a Ponte in Valtellina

Vari storici che scrissero tra ‘600 e ‘800 (B. Giovio, G.B.Crollalanza, G. Stampa, F.S. Quadrio e altri) collocano nella città di Como il luogo d’origine dei Quadrio, dove già nell’XI secolo erano un’illustre famiglia che viveva nella contrada “della Quadra”, corrispondente all’odierna via Vittorio Emanuele II  (difficile poter stabilire se fu il cognome della famiglia a dare il nome alla contrada o viceversa).

La famiglia Quadrio, come varie altre importanti famiglie della città di Como, aveva beni e diritti feudali  nella vicina Valtellina e questa divenne il luogo di fuga e di salvezza quando, nel 1127, Como venne completamente distrutta, dopo una guerra contro Milano durata ben dieci anni.

In particolare i Quadrio avevano interessi economici e possedimenti a Ponte in Valtellina ed è qui che si rifugiarono, trasferendosi definitivamente ed ampliando la loro influenza e importanza fino a diventare la famiglia dominante del paese. Mantennero però per vari secoli il riferimento al luogo della loro provenienza continuando a definirsi “de Cumis” e alcuni rami della famiglia vi tornarono ad abitare nel secolo successivo.

Da Ponte alla loro diffusione in molti centri lungo la valle

I secoli dal XII al XIV videro un grande sviluppo del dominio dei Quadrio a Ponte e nei paesi vicini, in particolare a Chiuro, Tresivio e Albosaggia, dove ebbero terre e castelli e dove occuparono posti di prestigio nella società e nel governo delle diverse comunità.

I rami della famiglia Quadrio furono numerosissimi, nei soli Ponte e Chiuro, già a metà del 1300, si contavano almeno una ventina di famiglie nobili. Col passare del tempo si spostarono nei paesi vicini risalendo lungo la valle. Paesi come Tirano, Mazzo, Tovo, Vervio, Grosio conservano ancora oggi tracce della presenza dei Quadrio; in alcuni palazzi e case è ancora visibile il loro stemma di famiglia (tre quadrati d’argento su fondo rosso).

Nel periodo in cui la Valtellina era parte del Ducato di Milano (sec XIV – XV), il casato dei Quadrio acquistò ancora maggior potere, dimostrandosi un fedele alleato dei Visconti e ottenendo in cambio beni e privilegi.

In particolare il  “miles” Stefano Quadrio, condottiero e capitano generale delle milizie di tutta la valle, nel 1432 (battaglia di Delebio) si distinse dando un contributo decisivo all’esercito del Duca nel fermare i Veneziani che cercavano di penetrare in Valtellina per occuparla.

In seguito a questo, Stefano e i suoi discendenti ottennero dai Visconti molti privilegi e particolari esenzioni fiscali che riuscirono a conservare per molte generazioni e permisero al casato di aumentare notevolmente ricchezze e potere.

Discendenti nobili e non

Osservando i luoghi dove abitarono le varie famiglie si può notare che nei centri più importanti del fondovalle si insediarono i discendenti che vantavano ricchezze e titoli nobiliari… si trovano i loro palazzi nel centro di Tirano, di Mazzo, di Grosio. Negli stessi palazzi si affiancano e sovrappongono stemmi di altre famiglie nobili, rivelatori dei matrimoni che univano le famiglie più importanti tra di loro (Venosta, Carbonera, Lavizzari, Foppoli,  …)

Rami di minore importanza ottenevano possedimenti sufficienti al loro sostentamento in zone più periferiche e conducevano vite più modeste, stabilendosi in semplici case contadine ed esercitando attività come “mastro” oppure dedicandosi alla coltivazione dei terreni di loro proprietà o ottenute “a livello”.

I Quadrio di Vervio

Un esempio di un ramo non nobile è la famiglia di Jsepolo de Quadrio de Ponte che si stanzia a Vervio verso la fine del ‘300, con almeno tre figli, stabilendo la sua dimora lungo il pendio della montagna (oggi frazione Rogorbello).

Vista di Rogorbello

Vita indubbiamente dura, ma che garantì loro un sicuro sostentamento… terre non ancora sfruttate adatte alla coltivazione di vite, cereali e ortaggi o da adibire a prati per la produzione di foraggio, boschi per ricavare il legname e pascoli in alta montagna per i bovini.

Certo è che la discendenza fu molto numerosa. Nel ‘400 ci sono già un bel numero di famiglie che cominciarono a distribuirsi in diverse contrade. Nei documenti dell’epoca veniva quasi sempre omesso il cognome Quadrio (forse veniva dato per scontato?); li troviamo citati all’inizio come “de Jsepoli” e “de Roncale” e successivamente come “del Fera”, “del Rubeo”, “de Saxis”, “Sciuchetti” e forse anche “Zanoli”.

Alla fine del ‘500, con l’inizio dello stabilizzarsi dei cognomi, alcuni di questi recuperarono l’originale “Quadrio”, altri mantennero i nuovi cognomi. Da questo momento in poi il problema delle distinzioni delle famiglie derivanti da ulteriori ramificazioni si risolse aggiungendo lo “scutùm” (una sorta di cognome aggiuntivo al principale); per i Quadrio di Vervio nel ‘600-‘700 troviamo “Martanz”, “Masanga”, “Ramponi”, “del Torchio” e in seguito molti altri che vennero introdotti nel corso dell’800 (non cito perché troppo numerosi).

Fino ai primi anni del ‘900 lo scutùm veniva usato e riportato negli atti ufficiali, oggi non ce n’è più traccia se non nel ricordo di alcuni che ancora, quando ti incontrano, ti individuano con quell’antico nome.

Gabriella Quadrio